Nuovo Rito delle esequie. In vigore dal 2 novembre
Una sintetica presentazione da parte del vescovo Adriano
Le novità introdotte
Il 2 novembre scorso, giorno che la liturgia ha dedicato alla commemorazione dei fedeli defunti, per la Chiesa italiana è entrata ufficialmente in vigore la seconda edizione italiana del ‘Rito delle esequie’ della Conferenza episcopale italiana, approvata nel marzo scorso, che aggiorna quella del 1974.
Perché il nuovo rituale sia colto in tutta la sua ricchezza sarà necessario presentarlo con qualche iniziativa a livello diocesano o vicariale. Potrebbe anche essere l’occasione di una riflessione sul senso cristiano della morte, sulla speranza cristiana, sull’accompagnamento della Chiesa nel momento del lutto e sul senso e il modo della celebrazione del rito delle esequie.
Desidero sottolineare qualche novità apportata al rito in questa edizione.
Visita alla famiglia del defunto. Il primo incontro con la famiglia diventa per il parroco un momento di condivisione del dolore, di ascolto dei familiari, di conoscenza di alcuni aspetti della vita del defunto, in vista di un corretto e personalizzato ricordo durante la celebrazione delle esequie.
Preghiera alla chiusura della bara. Si vuol vivere alla luce della parola di Dio un momento molto delicato e doloroso, in cui il volto della persona amata scompare definitivamente dalla vista dei suoi cari. È data la possibilità di compiere anche un gesto: stendere un velo bianco sul volto del defunto.
È stato arricchito il numero delle monizioni introduttive per la celebrazione delle esequie, al momento dell’ultimo commiato. Le nuove otto formule sono più personalizzate in relazione alla singolarità del defunto (sacerdote, diacono, religioso), alla sua età (giovane o anziano), alle circostanze della morte (una persona deceduta improvvisamente).
Da ultimo va sottolineata l’Appendice: “Esequie in caso di cremazione”. Si compone di tre parti: “Nel luogo della cremazione”, “Monizioni e preghiere per la celebrazione esequiale dopo la cremazione in presenza dell’urna” e, infine, “Preghiere per la deposizione dell’urna”. Questa appendice risponde alla domanda pastorale di colmare il vuoto rituale del momento che precede immediatamente la cremazione e la mancanza di preghiere adatte alla deposizione dell’urna cineraria. È detto che “La Chiesa accetta la cremazione, se non è decisa in odio alla fede, cioè per negare la risurrezione dei corpi proclamata nel Credo, ma non la incoraggia”. Importante risulta l’affermazione per la quale la cremazione si ritiene conclusa con la deposizione dell’urna nel cimitero, sottolineando così, anche se il rituale non prende netta posizione, l’opportunità di qualche perplessità circa la prassi di spargere le ceneri in natura o di conservarle in luoghi diversi dal cimitero, compromettendo l’importanza della memoria dei defunti e della speranza cristiana della risurrezione.
+ vescovo Adriano
da NUOVA SCINTILLA 42 dell’11novembre 2012