Commentando… (del vescovo Adriano)
Giustizia e Pudore, fondamenti della vita sociale
C’è oggi un gran parlare e lottare per i diritti e un gran tacere sui doveri: naturalmente dei diritti ‘nostri’ da difendere e da esigere e dei doveri degli altri nei nostri confronti! Si erigono barricate sindacali sui ‘diritti acquisiti’, da conservare per l’eternità, anche se è evidente che si tratta di privilegi strappati in situazioni diverse, in situazione di potere e di forza, o fatti passare in sordina da parte di chi aveva il ‘potere legislativo’ o burocratico di farli passare.
Mai il coraggio di riconoscere che spesso i tanti ‘infiniti e crescenti diritti’ concessi da legislatori e avallati da giudici tendenziosamente interpreti, sono stati autentici errori con danni che continuano a pesare nella società oggi, e che perpetuano palesi e vergognose discriminazioni. Se qualcuno mette mano ad una possibile correzione, partono le proteste e arrivano le sentenze di intoccabilità di quei diritti malamente acquisiti e discriminanti, riconosciuti da leggi inique. E così si preservano i privilegi: chi gode di lauta o buona pensione dall’età di circa quarant’anni a fronte di chi fatica a riceverla a sessantacinque/settant’anni; vedi art. 18 statuto dei lavoratori che tutela una parte degli operai, talvolta anche con palese danno dell’azienda, mentre tutti gli altri operai o artigiani non hanno alcuna tutela; vitalizi a parlamentari e a consiglieri regionali molto alti per aver svolto questo incarico (per altro ben retribuito) per uno o alcuni mandati (vitalizi che i consiglieri della regione Lazio ricevono già a cinquant’anni accanto a remunerazioni e anche a eventuali pensioni – anche il Veneto non è da meno con vitalizi annui erogati che costano oltre 11.000.000-); stipendi di 280.000 euro annui a dipendenti delle Camere, ma che per intervento della Magistratura del lavoro, su protesta delle numerose sigle sindacali, non possono essere riportati a 240.000, proposti dal Governo; liquidazioni milionarie a chi ha già ha avuto la possibilità di lavorare con paghe altissime, a fronte di chi riceve stipendio da fame per lavori umili, faticosi e senza tanti onori, caso mai con tante umiliazioni e ansie quotidiane; appalti pubblici che diventano occasione di ruberie organizzate e accettate gonfiando la spesa pubblica (vedi Mose). Leggevo in questi giorni nella mitologia greca che l’umanità primordiale aveva ricevuto dagli dei la capacità ‘tecnica’ a differenza degli altri animali, ma mancava invece della capacità della vita in comune e ciò portava sistematicamente le aggregazioni degli uomini ad andare presto in rovina. Allora gli dei hanno fatto all’uomo un dono più prezioso della tecnica e gli hanno dato le virtù del Pudore e della Giustizia come princìpi ordinatori delle comunità civili per creare relazioni amichevoli tra gli uomini. Il Pudore era dato come capacità di provare vergogna per ciò che è sopruso, corruzione, patente diseguaglianza e privilegio, e la Giustizia come capacità di fare leggi che preservassero la vita comune, impedendo ai cittadini di recarsi ingiustizia di qualsiasi tipo gli uni gli altri. Ho l’impressione che manchino oggi Pudore e Giustizia e una società senza Pudore e Giustizia è inevitabilmente destinata alla rovina. Diciamocelo, per non illudere nessuno. Giustizia. Quale esempio viene dato alle giovani generazioni? La bibbia ci ammonisce di tenerci lontani e di non farci travolgere dall’insaziabile desiderio di accumulare sempre di più beni, ricchezze, potere, soprattutto nella forma del denaro! E questa brama si trova ovunque: nella politica, nell’economia, nella magistratura, nel clero stesso, come se l’accumulazione senza sosta di ricchezze preservasse dal destino comune di tutti gli uomini: quello di invecchiare e morire, spegnendo anche nei credenti ogni attesa della salvezza promessa dal Risorto. Donaci, Signore, la Sapienza del cuore! (+ Adriano Tessarollo)
da NUOVA SCINTILLA 36 del 28 settembre 2014